Qualche giorno fa un servizio di Report su Rai Tre ha affrontato il tema degli investimenti in diamanti proposti dalle banche.
E’ successo il F-I-N-I-M-O-N-D-O.
Perché?
Perché hanno sputtanato delle enormi aziende con un tuo servizio di 15 minuti che comporterà una perdita di milioni di euro di fatturato.
Non vorrei essere nei panni di Emanuele Bellano, il giornalista autore dell’inchiesta. E’ facile immaginare quante ripercussioni possa subire una persona che tocca interessi così grandi.
Tra l’altro dobbiamo accettare anche il fatto che Milena Gabanelli, conduttrice di Report, si sia dimessa dalla trasmissione dopo 20 anni di battaglie e servizi giornalistici che spesso hanno fatto luce sul lato oscuro della forza.
Perdiamo sicuramente una vera paladina della verità. Speriamo sia sostituita con qualcuno che sia alla sua altezza.
Ma torniamo a noi.
Solo a me sembra così assurdo che inchieste di questo tipo vengano fatte da un giornalista e non dagli enti a garanzia dei consumatori?
Certo, qualcuno ben preparato potrebbe dire: “la Consob ha dichiarato che i diamanti non sono investimenti finanziari pertanto non sono sotto la loro supervisione”.
E quindi? Le banche sono libere di vendere qualunque tipo di merda ai propri clienti senza che nessuno controlli?
Torniamo un attimo indietro. Faccio un breve riassunto.
In sostanza le banche propongono ai propri clienti investimenti in diamanti assicurando loro un ritorno economico più alto, senza spese, senza commissioni.
Fin qui sembrerebbe tutto fighissimo! Quasi quasi mi informo anche io.
Chi non vorrebbe un investimento sicuro al 100% che non ti da alcun tipo di pensiero?
Andando a fondo con le ricerche è invece saltato fuori che in realtà non è la banca a vendere i diamanti ma due società a cui si appoggiano.
I prezzi che queste società fanno ai diamanti che vendono sono di oltre il doppio il prezzo di mercato stabilito da rapaport.
Hai letto bene: IL DOPPIO!
Cos’è Rapaport?
Non è altro che un listino ufficiale e riconosciuto in tutto il mondo pubblicato a New York e stabilisce i prezzi a cui devono essere scambiati i diamanti.
Quindi, queste società, anziché vendere i diamanti ai prezzi di rapaport, fanno prezzi molto più alti, seguendo un loro listino.
Se gli punti il dito contro su questo aspetto si giustificano affermando che il prezzo è più alto perché vendono il servizio accessorio di garanzia del riacquisto.
In sostanza garantiscono che ricomprano i tuoi diamanti agli stessi prezzi, seguendo quindi lo stesso listino che hanno applicato quando li hai acquistati la prima volta.
Questa è la promessa che fanno.
E se fosse così direi che non fa una piega.
In fondo a te investitore non importa se un diamante lo paghiamo 100 o 1000. Quello che importa è quanto ritorna dall’investimento.
Ma… ovviamente la fregatura c’è e sul contratto c’è scritto ben altro rispetto a quello che promettono a voce.
Se vuoi uscire dall’investimento, vendere i diamanti e portarti a casa il ricavato, si impegnano a cercare un acquirente per i tuoi diamanti non garantendo né la rivendita certa né i tempi con cui riusciranno a farlo.
In pratica, se un altro pollo cade nella trappola, gli appioppano i tuoi diamanti e tu ne esci. Quando il giocattolo si rompe perché come è appena successo vengono sputtanati, rimani tagliato fuori e ti tieni i tuoi diamanti pagati al doppio del loro valore.
Inoltre, anche se per puro caso riescono a vendere i tuoi diamanti a un altro, trattengono delle commissioni del 16% sulla vendita, e il 10% le trattiene la banca.
Prova a farti due conti di quanti soldi stai perdendo e ti vengono i capelli bianchi.
Ora il punto è: come è possibile che una banca possa proporre questi investimenti ai propri clienti?
Sei abituato a fidarti della tua banca, del promotore finanziario che da anni cerca di darti buoni consigli. Come può improvvisamente mollarti una fregatura simile?
La domanda dovresti farla a lui. Le verità è che nel più totale silenzio, migliaia di famiglie sono state truffate. E le truffe meglio riuscite di solito sono quelle fatte da una persona in giacca e cravatta di cui ti fidavi.
Per approfondire meglio l’argomento ho scelto di parlarne con Luca Lixi, un consulente finanziario indipendente di cui ho grande stima e che fa il suo lavoro con estrema professionalità.
Chiediamo quindi a lui, che vive le cose dall’interno, cosa pensa di tutta questa storia.
David: Luca, qual è la tua opinione sul comportamento di queste banche?
David, le banche sono cambiate, e bisogna capirlo subito.
Anni fa, una banca guadagnava dalla sua attività tipica, ciò per cui teoricamente sarebbe stata inventata ovvero:
- Ritirare denaro tra chi ne ha in eccesso (risparmiatori)
- Per prestarlo a chi ne ha in difetto (debitori)
La differenza tra i due tassi di interesse, se ad esempio riconosci l’1% a chi deposita il denaro presso di te mentre presti il denaro al 9%, è il margine di interesse.
Unisci un po’ di commissioni qua e là…
Ecco, tutto questo oggi non esiste più, o quasi.
Fare credito è sempre più difficile e sempre meno conveniente per la banca.
Non puoi chiedere tassi stellari ai debitori, e hai sempre il rischio di non essere ripagato da loro (impresa o famiglia che sia)
Se non pagano, e vai a pignorare, ti ritrovi sul groppone l’ennesimo immobile o capannone senza mercato.
La pressione del web e della disintermediazione ha poi portato a una forte riduzione dei costi e delle commissioni (per quanto l’Italia sia comunque ai primi posti in Europa per costi bancari).
Sarà sempre peggio, perché giustamente oggi nessuno è più disposto per pagare 10 € per un bonifico elettronico o 30 € mensili di tenuta conto.
Roba che era all’ordine del giorno 15 anni fa.
Unisci, come ultima ferita mortale, il peso di tantissime filiali inutili, vere e proprie “cattedrali nel deserto” nei principali centri cittadini, con migliaia di dipendenti ormai inoccupati, e il quadro della situazione ti sarà chiaro.
Le banche sono in tutti i modi alla ricerca di business alternativi. Ne va della loro sopravvivenza.
Purtroppo, la loro sopravvivenza passa dal tuo cadavere finanziario.
David: E’ possibile che la Consob non può tenere sotto controllo queste situazioni? Non esiste un ente a tutela del consumatore ignaro di certi complicati meccanismi?
Non sono critico per partito preso con l’operato della Consob, ma qualcosa debbo dirla.
Sinché l’Istituto di Vigilanza (sia esso la Consob o la Banca d’Italia) è nominato e governato dalle stesse banche e istituzioni finanziarie, ovviamente non ci sarà vera tutela.
E’ il classico caso del controllato proprietario del controllore.
Il controllore è governato e comandato dal controllato.
Capirai che non ha senso.
Qualcosa si fa per tutelare le vere e proprie truffe, ma è una goccia nell’oceano.
Va anche detto che fa parte della natura umana voler credere alle possibilità di guadagno fantasiose, anche quando sconfinano nella truffa.
Quindi, la Consob può continuare a fare la sua attività di vigilanza e controllo, ma spunteranno sempre come funghi delle nuove opportunità di guadagno “innovative”.
Nel caso migliore, sono fuffa.
Nel caso peggiore, sono truffa.
Detto questo, c’è un solo “ente” che può tutelare il tuo denaro dai pirati.
Questo ente ha la sede nel tuo cervello, e si chiama “Alfabetizzazione finanziaria”.
Non educazione finanziaria (a scuola e in famiglia ci si educa, non fuori), non libertà finanziaria, non saggezza finanziaria e tutte queste cose che leggo.
Alfabetizzazione finanziaria.
L’ABC della finanza per evitare le insidie maggiori
Prima regola: non perdere.
Poi, per guadagnare, ne parliamo dopo
Ma la prima regola è non perdere.
David: Cosa pensi degli investimenti in diamanti? Io personalmente ne sto lontano per una serie di motivi, però dimmi la tua…
Ti dico la mia.
Può avere senso, a determinate condizioni e non certo tramite una banca commerciale a fungere da intermediario, solo per un investitore con tanto denaro.
Parlo di milioni di euro.
Dopo aver sistemato il patrimonio immobiliare – ereditato o acquistato per finalità di investimento, senza debiti e tramite veri professionisti – e sistemato il patrimonio finanziario con investimenti di medio e lungo termine, si può iniziare a pensare ad investimenti alternativi.
I diamanti potrebbero essere tra questi.
Ma penso anche ai vini pregiati, ai quadri d’autore e all’arte in generale, alle auto d’epoca, ai francobolli e alle monete introvabili.
David: Roba da “ricco”, se ci pensi.
Esatto. Da quando in qua i diamanti sono un investimento da povero?
Se hai meno di queste cifre, non ha assolutamente senso perdere tempo e denaro con queste tipologie di investimento di nicchia.
Considero invece l’oro fisico un punto d’unione tra patrimonio finanziario e patrimonio fisico.
Questo perché, pur avendo requisiti di materialità, ha comunque una quotazione trasparente e lasciata al liberto mercato.
E’ possibile perché l’oro è oro. Le sue caratteristiche sono quelle, punto.
Questo non si può dire di un’opera d’arte unica, di una pietra preziosa o di una bottiglia d’annata, il cui prezzo è soggetto a valutazioni e perizie.
David: Durante la tua carriera ti è mai stato proposto di spingere qualche prodotto nonostante fosse palese che non era un buon investimento per i tuoi clienti?
Certo David, ho lavorato per 7 anni in banca. So di cosa parlo.
Sono sempre stato una testa calda, quindi se non mi andava di fare qualcosa, come vendere dei prodotti che non giudicavo adeguati, non mi facevo problemi a dirlo in faccia a chiunque.
Non ero ben visto per questo ai piani alti, come puoi immaginare.
Ma questa è la realtà delle banche.
E non voglio colpevolizzare gli ex colleghi dipendenti di banca. Io li capisco, ci sono passato anche io.
Si trovano in mezzo a una situazione che sino a 10 anni fa non avrebbero mai immaginato.
Stressati dai manager e dai direttori di filiale per vendere questo o quel prodotto finanziario – azioni non quotate della banca, obbligazioni subordinate della banca, diamanti – per raggiungere il budget mensile o trimestrale e consentire così, agli stessi manager, di incassare i loro lauti bonus.
Per il dipendente, invece, solo le briciole.
Per il cliente, peggio ancora. Le briciole delle briciole.
Ho ancora tanti amici in banca, e anche loro si rifiutano totalmente di proporre investimenti in diamanti.
E’ palese che siano un investimento a perdere!
- Non è liquido – non puoi rivendere quando vuoi.
- Non è trasparente – la quotazione è fumosa.
- Non offre una rendita –il diamante non da dividendi, cedole o affitti.
Ma ci sono molti impiegati senza scrupoli che, approfittando della fede cieca risposta in loro dal cliente medio che ha denaro – e che statisticamente ha una settantina d’anni – continuano a vendere qualunque cosa gli venga ordinato dall’alto.
Avantieri erano fondi immobiliari chiusi (venduti anche alle poste), ieri azioni non quotate e obbligazioni subordinate, oggi diamanti, domani chissà.
Difendere il proprio denaro da queste nuove insidie è oggi più difficile che mai.
Le banche continueranno a fare il loro gioco, come qualunque azienda privata, e continueranno a fare affari e utili con il tuo denaro che investiranno come loro sanno ben fare.
Ma a te lasceranno solo le briciole, quando le cose andranno bene.
E tutte le perdite, quando le cose andranno male.
Qui finisce la mia intervista.
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